Molte di voi donne amanti del mare e degli sport si saranno poste alcune domande su come diventerebbe la loro vita una volta mamme. Saremo ancora in grado di gestire le nostre passioni insieme alle molteplici responsabilità che l’essere mamma ai nostri tempi presuppone?
Se già allo stato attuale riusciamo a malapena a far coincidere i nostri appuntamenti di lavoro con le nostre amate sessions in mare, come faremo quando a tutto questo andremo ad aggiungere la cosa più bella del mondo, i nostri figli?
Abbiamo incontrato Valentina Marconi, surfista da più di vent’anni, dentista e mamma di tre bellissimi bambini.
Ciao Valentina! Raccontaci un po’ di te.
Ciao sono Valentina Marconi, ho 39 anni ma mi sento ancora una ventenne. Amo il surf e tra un’onda e l’altra sono diventata dentista e mamma di tre simpatici e super impegnativi bambini.
Iniziamo dalle basi: il surf e la gravidanza, come li hai vissuti?
Sin dall’inizio ho vissuto la gravidanza senza privazioni di alcun genere, a parte gli ultimi 2 mesi in cui onestamente anche il solo allacciarsi le scarpe diventa una missione impossibile, non ho pensato neanche un minuto di mettere da parte il surf.
Sono stata abbastanza decisa nell’affrontare il mio ginecologo, lui mi ha capita e mi ha dato il suo benestare, come diceva lui: fare qualcosa che amavo non avrebbe fatto altro che giovare al piccolo in arrivo. Sono sempre stata serena nel praticare il surf e quando non potevo più remare da sdraiata ho continuato finché ho potuto remando in ginocchio.
D’accordo una, ma tre gravidanze in tre età differenti sono un’altra cosa. Non dirci che non hai mai avuto paura in acqua…
Ho sempre surfato durante tutte e tre le gravidanze, evitando i periodi più freddi dal momento che non riuscivo ad entrare fisicamente nella muta.
Paura l’ho avuta 2 o 3 volte da che posso ricordarmi, la prima volta aspettavo la mia prima bimba e dopo aver surfato un’onda sono finita tra schiume e rocce, per fortuna un mio amico era lì e mi ha aiutata ad uscirne. La seconda ero al 7’ mese di gravidanza e un wipeout mi ha sbattuta sulla sabbia fortunatamente me la sono cavata con un graffio sulla spalla.
La terza invece ero in mezzo all’oceano quando un gruppo di persone ha iniziato a indicare una pinna che si aggirava intorno a noi. Per il resto ho sempre provato una grandissima gioia e emozioni fortissime surfando in gravidanza.
Dopo il parto quanto ha impiegato il tuo corpo a rimettersi in forma per salire su una tavola?
Il problema vero è proprio lì. Perché il tuo corpo cambia totalmente senza chiederti il permesso. Cambia il baricentro, cambia il modo in cui senti il tuo corpo sulla tavola, non hai forze a causa delle nottate in bianco, l’allattamento, la grande responsabilità che improvvisamente ti trovi a dover gestire.
Per fortuna tutto questo passa col tempo, ma serve grande passione, forza di volontà e determinazione per tornare quella che eri prima. Il tempo che ho impiegato a tornare in forma è stato diverso per ogni post gravidanza.
Il più lungo è stato dopo la prima, dal momento che non ero preparata ai cambiamenti che avrei subito, ma il mio desiderio di tornare a scivolare sulle onde è sempre stato lo stesso, perciò ho ricominciato un mese dopo il parto insieme agli ormoni e alle emozioni totalmente sballate. L’allenamento in piscina, lo yoga e i potenziamenti mi hanno aiutata.
Sei mamma di due bellissime femminucce e un maschietto che già si sono approcciati al mondo del surf, li hai coinvolti tu o è stato un loro desiderio?
Il più grande desiderio che avevo da sempre, anche prima di avere dei bambini, è stato quello di poter surfare con i miei figli. E’ il culmine della felicità poter condividere la tua più grande passione con le persone che ami di più al mondo. Perciò i poveretti sono nati circondati da tavole, paraffine e video di surf e vengono trascinati in viaggi nelle più celebri mete surfistiche.
La mia primogenita è una bambina dolce e timorosa ed ho immediatamente pensato che l’approccio col surf per lei potesse essere terapeutico, ho pensato che imparare a gestire la forza del mare le avrebbe dato più sicurezza in se stessa. Perciò dopo una mia leggera insistenza ha iniziato ad approcciarsi alla tavola.
Poi la passione è cresciuta! La seconda è invece una bimba molto vivace, tosta e determinata e dopo un paio di anni di rifiuto totale del surf, la scorsa estate mi ha stupita chiedendomi una tavola e volendo iniziare a surfare senza il mio aiuto.
Il piccoletto di casa avendo sempre avuto molte limitazioni nello svolgere attività insieme alle sorelle grandi, da subito ha avuto un grande desiderio di provare il surf.
Le tue femminucce che immagine hanno di te come mamma surfista? Vogliono imitarti?
Le mie sirenette mi vedono una persona poliedrica, una mamma con una grande passione che vive nonostante le limitazioni della vita. Si emozionano quando la sera racconto le mie vicissitudini in mare.
Non so se un giorno vorranno seguire il mio esempio e diventare surfiste ma il mio più grande desiderio è che trovino una passione, forte come la mia per il surf.
Cosa insegni ai tuoi figli sul mondo del surf, principalmente alle ragazze che sappiamo essere in minoranza almeno per il momento?
Gli insegno il rispetto della natura e del mare quotidianamente portandoli ad incontri didattici dedicati alla protezione degli oceani dove attraverso giochi iniziano a capire l’importanza del rispetto dell’ambiente marino.
Quando andiamo al mare facciamo a gara a chi raccoglie più plastiche, vetri o sporcizie in generale. Alle femmine inoltre ho sempre insegnato che non c’è un giocattolo per femmine o per maschi né altrettanto uno sport, specialmente se in fondo al cuore batte forte il desiderio di riuscire in quella cosa.
Perciò mostro loro foto e video di tante donne, ragazze e bambine da tutto il mondo che condividono una grande passione, certa che presto le quote rosa cresceranno anche in acqua, se non altro perché la maggior parte dei miei amici surfisti ha figlie femmine.
Oltre ad essere una bellissima mamma sei anche una donna in carriera, quanto tempo riesci a ritagliarti per surfare?
Mi diverto a dire che nel tempo libero lavoro , ma quale tempo libero?! purtroppo il ruolo di donna, madre, moglie, essere umano sopra i 30, comporta tanti impegni e responsabilità. Il tempo che riesco a ritagliare non è tantissimo.
L’alba è sicuramente il momento più semplice per fuggire senza che nessuno mi si attacchi alle gambe e ovviamente in vacanza.
E’ estremamente frustrante non riuscire ad andare al mare quando sai che ci sono belle onde, la sofferenza che si prova è indescrivibile, ma ti da la carica per esser pronta e organizzata alla mareggiata successiva.
Come immagini la tua vita nel futuro?
Come ho detto mi sento ancora una ragazzina e spero di poter vivere, finche avrò forza sulle gambe e aria nei polmoni, sulle onde nel mare o nell’oceano e continuare a provare grandi emozioni, magari insieme ai miei figli.
Vorrei riuscire a trasferirmi in un posto dove le onde non sono un problema come in Italia e vedere i miei figli crescere liberi. Ho gareggiato tantissime volte in Italia e chissà, mi piacerebbe un giorno poter rappresentare l’Italia in qualche importante gara internazionale.